IL FUTURO E LA GRANDE SFIDA SUI DIRITTI UMANI
di Eduardo Terrana
La promozione
integrale di tutte le categorie dei
diritti umani è la vera garanzia del pieno rispetto di ogni singolo diritto. La
difesa dell’universalità e della indivisibilità dei diritti umani,
altresì, è essenziale per la costruzione
di una società pacifica e per lo sviluppo integrale di individui, popoli e
Nazioni.
La realtà del
mondo però sempre più evidenzia che
queste affermazioni sono rimasti meri principi e che la loro realizzazione è
ferma davanti al deserto degli egoismi che ne ostacola il diritto di esistere.
Parliamo allora di
crisi dei diritti umani, che è, al
fondo, una crisi di diritti esasperati e dissociati dai valori e quindi
dissociati dai doveri, che sempre corrispondono ai diritti.
E’ la crisi di una
cultura che ha vivissima la consapevolezza dei diritti dell’uomo, che è
più che mai decisa a rivendicarli, ma che ha represso la
verità fondamentale che la società, la quale dovrebbe godere dei diritti è “Una
e La Stessa” con la società che deve realizzare i medesimi diritti. Ora se
questa seconda società non esiste, in quanto i suoi membri non sono disposti a
investire il quantitativo necessario di energie fisiche, intellettuali, morali,
neanche la prima può esistere.
Libertà e
sicurezza sociale sono solo per quelle società le quali riconoscono che la “ Libertà da “, sulla quale insisteva
l’Illuminismo, ha senso e reca frutto solo se congiunta con la “ Libertà per”,
cioè per i valori che fanno umana, nelle sue varie dimensioni, la convivenza
degli uomini al di dentro dei confini di uno Stato.
Ora l’imperativo
morale è precisamente il vincolo che congiunge la libertà al mondo dei valori.
Senza il diritto non può esistere una società fatta a misura della dignità
dell’essere umano. Prima del diritto, però, e a garanzia di esso sta la legge
morale, cioè sta la Persona nel suo statuto ontologico di essere morale. La
Persona che fonda lo Stato è anche l’operatore insostituibile di un
ordinamento, di cui, come recita
l’ Enciclica Pacem in Terris: “ fondamento è la verità, misura e
obiettivo la giustizia, forza propulsiva l’amore, metodo di attuazione la
libertà”. Ciò che vale a dire: lo stato dei diritti umani nel significato più
vero del termine.
La tensione ideale
di ogni coscienza dei diritti e della dignità umana deve pertanto tornare ad
avere ed a trovare un approdo: i valori.
Il futuro deve
percorrere questa strada. Una strada in cui alle parole ed alle dichiarazioni
corrisponda il riconoscimento del primato ontologico della Persona sulla
Società, dei doveri sui diritti. Una strada
in cui si affermi il principio della non violenza e della non discriminazione,
che significa rispetto della Persona e della sua personalità, significa
uguaglianza di opportunità, significa accettazione delle diversità, nel senso e
nel rispetto del primo paragrafo della Dichiarazione Universale dei diritti
dell’uomo, che afferma “ il riconoscimento della dignità inerente a
tutti i membri della famiglia e dei loro diritti uguali ed inalienabili”;
dell’articolo tre della stessa Dichiarazione sui diritti dei portatori di
handicap che sancisce “ il portatore di handicap ha un diritto connaturato al
rispetto della sua dignità umana. Il portatore di handicap, quali che siano
l’origine,la natura e la gravità delle sue difficoltà e deficienze, ha gli
stessi diritti fondamentali dei suoi concittadini di pari età, il che comporta
come primo e principale diritto quello di fruire, nella maggiore misura
possibile, di un’esistenza dignitosa altrettanto ricca e normale”;
dell’articolo ventitre della Convenzione internazionale su diritti del Fanciullo che afferma che “ i
fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre una vita piena
e decente, in condizioni che
garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e agevolino una
loro attiva partecipazione alla vita della comunità.”
Questa dignità va
riaffermata come fondamentale della Persona ma con il rifiuto e la messa al
bando di tutte quelle situazioni negative che non prevedono la tutela della
Persona umana nelle sue condizioni materiali, nelle sue condizioni morali
nonché nel processo di integrazione dell’individuo nella società propria ed altrui.
Va riaffermata con la messa bando e la repressione, altresì, di tutte quelle
situazioni di tensione di varia natura: politica, sociale, religiosa, ancora
esistenti in singoli paesi o in determinate aree geografiche che attentano ai
fondamentali diritti umani aggredendo la vita, l’integrità fisica e la libertà
di Persone pacifiche ed inermi, in modo indiscriminato ed in diverse forme:
stragi, esecuzioni sommarie, ferimenti, cattura e detenzione di ostaggi,
dirottamenti di aerei civili. Va ricercata
ed attuata la protezione giuridica della persona sempre con la
prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, con la lotta alla
tortura, con l’abolizione ed il divieto
della schiavitù e della tratta, con la repressione del terrorismo, con il
rifiuto di tutte le discriminazioni tra i popoli.
Il futuro
dell’impegno internazionale sui diritti umani ci si presenta dunque davanti
come una “grande sfida”, perché i diritti umani costituiscono ancora oggi il
paradigma mediante il quale verificare d’ora in avanti la qualità dei sistemi
sociali, politici, economici,
all’interno ed all’esterno degli Stati nazionali.
Si impone,
pertanto, urgente riattualizzare il dibattito sul tema, al quale la
“Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”, documento di eccezionale
valore intellettuale e morale, ha dato un apporto fondamentale.
Il processo che è’
stato messo in moto non può e non deve avere sosta. Si stanno facendo
strada
nuove generazioni di diritti umani. Dopo quelli ricordati, detti della
prima e
della seconda generazione, ci troviamo ormai di fronte a quella che
viene
indicata come la terza generazione dei diritti umani. Si tratta dei
cosidetti “ diritti di solidarietà”, che
pongono accanto al diritto della Persona il diritto dei popoli. E’
questa una
materia ancora giuridicamente controversa, ma non tanto da negare
evoluzioni e
progressive affermazioni che si sono ormai saldamente consolidate.
Nessuno pone
oggi in discussione il diritto dei popoli all’autodeterminazione, mentre
tra le
altre categorie: il diritto alla pace, il diritto all’ambiente, il
diritto allo
sviluppo, ricche di contenuto e di carica propulsiva, si stanno
gradualmente aprendo un varco ed appaiono come le novità emergenti.
Diritti umani e
pace sono inscindibili, come lo sono pace e sviluppo. Il diritto alla vita
postula la pace. Se non c’è vita non c’è neppure il presupposto per la
realizzazione di alcun altro diritto umano. Ma la pace non è ancora un diritto
formalmente riconosciuto all’interno di una norma giuridica. E’, come dire, un
diritto in cantiere la cui costruzione dipende dalla ricerca e dalla educazione
alla pace.
Un altro diritto va rilevato , quello della
Umanità alla conservazione della specie. Diritto che mette in risalto la figura
e la funzione della Donna, genitrice per antonomasia, che è sempre un valore.
Basti in proposito pensare a quanto la scienza oggi è in grado di operare sullo
stesso concepimento dell’uomo per darsi conto delle nuove problematiche, per
taluni aspetti sconvolgenti, vedi la clonazione, che si impongono e rendono
necessaria la ricerca di un nuovo equilibrio con il rispetto dei valori
fondamentali della Persona umana.
La tutela dei
diritti dell’uomo e dei popoli non può avere ulteriori ristretti e/o sfumati
confini. La sfida che ne discende deve pertanto caricarsi di una assiologia
umano centrica sulla base di un paradigma universale, interrogarsi sulle sue
finalità, rivisitarsi nei suoi programmi, per la promozione della Persona e lo
sviluppo di tutti i popoli, nel rispetto delle specifiche identità
culturali e deve essere sorretto da un
intendimento morale per realizzare il vero bene del genere umano.
Bisogna
allora uscire dal deserto degli egoismi
e della schiavitù del male perché queste
affermazioni possano effettivamente realizzarsi, perché si possa edificare la
dignità umana, a cominciare dai più
poveri e dai più deboli, fornendo ad ogni abitante della terra quel minimo
benessere che consenta di vivere in libertà, non mancando dell’indispensabile
per sostenere la famiglia, educare i figli e sviluppare le proprie capacità
umane.
Eduardo Terrana
(Conferenziere internazionale sui diritti umani)
Tutti i diritti riservati all’autore
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